Perché si dice “Freddo cane”? Come nasce l’espressione e cosa vuol dire? Citando una famosa frase della serie televisiva “Il trono di spade”, l’inverno sta arrivando…, e inverno significa molto freddo, che a volte può diventare addirittura… “cane”! Ma perché si dice proprio “freddo cane”? Il gelo ha per caso alcune fattezze di questo animale? Per conoscere le risposte, leggi l’articolo di oggi… magari sorseggiando una buona tazza di cioccolata calda, visto l’argomento “da brividi”!
Perché si dice fa un freddo cane?
Il freddo abbaia e scodinzola? No, sa solo “mordere”!
C’è chi in casa tiene un gatto, chi un pappagallo, chi un criceto e chi addirittura… un serpente o un ragno!
Sono molti al giorno d’oggi gli animali domestici, anche dei generi più impensabili, ma tra tutti, l’unico che è riuscito ad ottenere il “titolo” di migliore amico è solo lui: il cane.
Questo non significa che gli altri animali siano meno importanti o meno belli, ma probabilmente tra l’uomo e il cane si è instaurato un feeling più particolare, che viene dimostrato ogni giorno dall’affetto reciproco: il cane infatti offre la sua compagnia e la sua fedeltà con salti, capriole, scodinzolando, ecc. e noi ricambiamo nei suoi confronti con abbracci e coccole… ma non è sempre stato così!
In passato infatti, stando a quello che dice focusjunior.it, i cani venivano trattati tutt’altro che come amici e con ben poca amorevolezza: non stavano all’interno dell’abitazione, ma all’aperto, e la maggior parte delle volte perfino con pochissimo da mangiare, questo per renderli più aggressivi verso i ladri e le persone non invitate.
Vivere perciò sempre all’esterno e in quelle condizioni, esponeva questi animali a tutte le intemperie, nonché alla rigidità dell’inverno. Si capisce quindi allora come i nostri poveri amici a quattro zampe potessero avere “un’idea” molto chiara del freddo e patirlo più di altri animali, ed è proprio per questo motivo che oggi si è soliti dire “freddo cane” o “freddo da cani” quando la temperatura fuori è particolarmente bassa.
Si pensa anche che l’espressione nasca associando l’idea del gelo che stringe nella sua “morsa” allo stesso modo di un cane che morde e stringe tra i denti qualcosa.
Dallo stesso significato, si usano dire anche i termini “freddo becco” o, dall’accezione più volgare, “freddo porco”, di cui ti svelerò l’origine nelle prossime puntate!
Curiosità: Balto, il cane eroe che ha “vinto” il freddo
Se di cani che hanno sofferto il freddo ce ne sono stati tanti e ce ne sono ancora, ne esiste uno che l’ha sofferto molto di più, ma non si è lasciato sopraffare ed è passato alla storia compiendo un’impresa da vero eroe: Balto.
La vicenda racconta che il 19 gennaio del 1925, nella città di Nome in Alaska, scoppiò una terribile epidemia di difterite e che l’antitossina per curarla non fosse sufficiente per tutti i malati.
Per reperire altre scorte del medicinale, era necessario agire tempestivamente e recarsi nella città più vicina, ovvero Anchorage… ma che purtroppo così vicina non era, infatti distava oltre 1700 km!
Il problema è che tra le due città non vi erano collegamenti diretti, tranne che per una ferrovia che copriva però solo una parte della distanza. E come se non bastasse, c’erano anche le condizioni meteorologiche avverse a complicare il tutto, che non consentivano di ultimare il tratto restante via area o marittima.
L’ultima e l’unica speranza a disposizione era quella di percorrere il tragitto via terra, così venne organizzata una staffetta con cani da slitta, di solito impiegati per portare la corrispondenza.
Ed è qui che entra in scena il nostro amico Balto: dopo tanti altri gruppi che fecero la loro rispettiva tappa, tra cui Leonhard Seppala, ritenuto il guidatore di slitte più capace di tutta l’Alaska, che riuscì a percorrere in solitaria 91 miglia con il suo abilissimo cane Togo come caposquadra del suo gruppo “canino”, toccò proprio a Balto, il secondo cane di Leonhard, ricoprire l’ultima parte di strada alla guida del suo team di amici a quattro zampe, con la conduzione della slitta affidata alle mani di Gunnar Kaasen.
E così dopo 674 miglia, ben cinque giorni di fatica a -40 di temperatura e tanti pericoli, Balto e tutti gli altri cani riuscirono a portare l’antitossina a destinazione, salvando innumerevoli vite.
Qual è l’altra cosa incredibile? A detta del proprietario, Balto sarebbe stato un cane inadatto a ricoprire grandi distanze e utile solo per consegnare la posta… e invece ecco cosa è stato in grado di fare!
A Balto, ma anche a tutti gli altri coraggiosi cani che riuscirono nell’impresa, è dedicata una statua che si trova al Central Park di New York.
(da: Wikipedia.it)
A questa storia inoltre, è ispirato un lungometraggio d’animazione del 1995 (regia Simon Wells) intitolato proprio “Balto”, come il valoroso cane che, nonostante il freddo e le difficoltà, ha compiuto le nobili e grandi gesta descritte prima.
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